Parquet di importazione: si o no?
Oggi scriverò di un aspetto particolarmente insidioso. Si, uso proprio questo termine. Il punto è questo: dobbiamo interessarci della provenienza del nostro parquet? Chi ci vende il nostro pavimento in legno, snobba il cosiddetto “parquet cinese o di importazione”? Spesso, diventa un argomento che giustifica un prezzo inferiore; un argomento che sminuisce la concorrenza; un argomento che potrebbe insinuare dubbi ed incertezze sui nostri acquisti; o, come può accadere, un argomento non detto. La realtà però è questa: ci dovrebbe interessare? E così torno al punto di partenza.
Ogni parchettificio industriale ha diverse linee di importazione che si riconoscono per dimensioni: le plance importate di prima generazione avevano spessore 15 mm, lunghezza di circa 1900 mm e larghezza 150 mm: uno strato di rovere siberiano di 4 mm e altri due strati, uno di pioppo e uno di derullato di abete. Ora si importano anche plance più piccole: spessore 10 mm, larghezza 155 mm, lunghezza 1200 mm; uno strato di 3 mm di rovere ed altri due di pioppo. Queste dimensioni, tendenzialmente, funzionano come cartina al tornasole sulla provenienza. Ma non è finita qui. Alcune linee sono importate e commercializzate direttamente, altre sono lavorate in Italia della aziende, con dei colori particolari, con spazzolatura e biselattura più o meno accentuata. E magari durante la lavorazione, viene fatta una scelta, dividendo le plance con i nodi più marcati dalle plance più rigate. Tutte queste operazioni in più incidono sul prezzo. Ci preoccupiamo del fatto che l’Iphone è fatto in Cina? O che alcune alcuni capi di note case di moda sono fatti in Turchia? No, perché davanti al prodotto c’è un marchio che nella nostra testa è sinonimo di qualità, ricerca e innovazione. Sul parquet vale la stessa cosa. Ci fidiamo di chi ce lo vende, dei suoi consigli, siamo emozionati dall’estetica del legno; ma cerchiamo di analizzare bene quello su cui per anni cammineremo. Quindi chiediamo le schede di certificazione. Chiediamo per sapere cosa acquistiamo, per fare confronti o, più semplicemente, per non essere fregati e acquistare con consapevolezza. Un’altra cosa: se ci intestardiamo sulle certificazioni del parquet e facciamo i pignoli, cerchiamo di farlo fino in fondo, e chiediamoci: che tipo di colla userete per posarlo? E’ stupido incaponirsi sulle certificazioni del legno e poi permettere che lo incollino con prodotti a solvente, che di per sé non sono nocive in termini assoluti, ma insomma, se facciamo le cose fatte bene, facciamo fino in fondo.
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